Eh figa! Allora compiono gli anni proprio tutti. Ma cos’è il compleanno se non un apostrofo rosa tra le parole “T’amo pio Griso”?
Un giorno, un evento, una kermesse che merita come minimo un bel pippone sul significato della vita e delle cozze alla marinara. Sì, perché non tutti sanno che se le chiami cozze son brutte, ma se parliamo di muscoli, allora è tutta un’altra storia. E la lira s’impenna.
Un po’ come l’Emilio, che esce dalle rotonde su una ruota, con lo pneumatico posteriore a forma di patella e che implora: ancora! Ancora! Nel picco massimo della libido cavalleristica. Non assai, ma quando basta, come nelle migliori tradizioni.
Ma perché si festeggia il compleanno? Perché non si festeggiano anche i non compleanni? Come insegnano gli stregoni woo-doo del Nord Dakota. Immigrati anche loro dall’isola di Cuba, ospite di una tradizione e di una sfera politica tanto cara, quanto bramata dal nostro Maresciallo.
Un paladino, una colonna, quasi portante, che senza il suo spirito qui avremmo già chiuso baracca e burattini. Non siamo mica qui a far ballare la scimmetta con l’organetto.
Bisogna tenere a bada gente seria, e bisogna fare da badante a gente meno seria. Occorre sempre buttare un occhio alla sezione Griso in pista, giusto per vedere se alla fine hanno capito che una R1 è una R1 e il Griso è un Griso, ma solo per quanto riguarda gli angoli di piega. Per elogiare la vita nei box, per rammentare i momenti epici della pit lane, per sentire i racconti degni di liceali in calore alla prima gita di classe ad Abbiategrasso. Per non parlare della tanto cara amata sezione compleanni, un sito atto alle più belle contemplazioni dell’era moderna.
Cosa sarebbe la vita senza un pippone qua e là, sui peli nella coppa dell’olio, sull’olio sui peli della coppa piacentina, accompagnato da Ortrugo e Gutturnio doc. Quasi dop…un po’ come tutti i nostri Grisi: beati coloro riusciranno ad omologarne uno ASI. Quanti cavalli abbiamo? Pochi ma buoni, perché quando non riusciamo a tirare fuori più cavalli, basta prendere un asino, insegnarli a guidare e metterlo in sella. E qui ci sprechiamo.
Diamo atto al grande Ermete Macchione: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che ingrassa. Ricordatevi di onorare sempre il vostro pastore, care le mie pecorelle. E sarebbe anche ora di avere una nuova naked direttamente dagli stabilimenti di Mandello, magari con un occhio a Pontedera. Ma quaesto ormai sta diventando un luogo comune, beati i tempi in cui bastava dire “non ci sono più le mezze stagioni”.
Piatti ricchi e cibi prelibati, oggi bisogna pensare solo a questo. C’è un po’ un tempo del menga, ma questa è solo colpa del riscaldamento globale e del radiatore laterale del bestio. Maledetto il giorno in cui incontrai un calesse e vidi per la prima volta un destriero nero che oltre che a destra può girare anche a sinistra. Ma meglio destra.
Che alla fine non si sa mai dove si va a parare con questi compleanni. L’Emilio è come il maggiolone: vecchio fuori, ma giovane dentro. Che attira sempre gli sguardi dei più. Ma anche dei meno. E chi lo sa, un giorno potrebbe diventare anch’egli di interesse storico. Se non lo è già. Lo è già?
Chi lo sa. Per ora celebriamo: in alto i calici! Libiamo e godiamo dei frutti della terra, soprattutto di quelli spremuti e lasciati fermentare. Frequentiamo gente bella e simpatica, bando ai cagacazzo, bando alle ciance, bando alle bande! Che poi alla fine quello che conta è festeggiare.
Quindi: buon compleanno Emilio! 1200 8V d questi giorni! Un giorno ci ricorderemo di tutto questo come un bel sogno da quale non avremmo mai voluto svegliarci, ma la notte è birichina e piccola così. Non limitiamoci alla luce del sole, montiamo una bella parabola e videiamo di illuminare tutto l’universo. Nella nostra responsabilità di celebrare l’infinto, non restiamo pessimi, guardiamo avanti che la retro sul Griso la devono ancora inventare. Forse quando saremo davanti a un cantiere o tra le curve del Tonale, vedremo di far tuonare i nostri scarichi e spaventare anche la più impavida delle marmotte.