Moto Guzzi Griso

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Griso off-road per l'elefante
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ARGOMENTO: Griso off-road per l'elefante

Re: Griso off-road per l'elefante 09/02/2015 22:11 #182592

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ma sei un grande!!

attendo con ansia il tuo racconto!!
E' UN DESTINO CRUDELE QUELLO DI CHI HA L'ANIMA LIGIA AL DOVERE E IL CUORE FUORILEGGE

Re: Griso off-road per l'elefante 09/02/2015 23:07 #182597

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Mitico Age !
"Chi sogna di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi sogna di notte" E.A. Poe

Re: Griso off-road per l'elefante 10/02/2015 09:54 #182618

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Tutta la mia stima!
"Il Griso non è solo un bel motociclo...
nè semplicemente un raffinato assemblaggio di metalli...
ma è un vero e proprio motociclo artistico...
un'opera d'arte in sè."

....è bello pensare che dove finiscono le mie mani, debba in qualche modo cominciare un Griso.....

Re: Griso off-road per l'elefante 10/02/2015 18:24 #182653

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age ha scritto:
Quando ci si intestardisce nello spendere soldi per un'idea balzana.......


hai fatto la Storia


DD Lucania Wolves

Re: Griso off-road per l'elefante 10/02/2015 18:35 #182655

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Ti stimo fratello!!
..sono un uomo con i piedi per terra e la testa sulle spalle....ma sono le uniche due cose al posto giusto!!

DD Trophy team "IL LEPRO" gran maestro di highside

Re: Griso off-road per l'elefante 10/02/2015 19:00 #182661

Ammirazione e stima,soo imprese da duri&puri

Re: Griso off-road per l'elefante 10/02/2015 19:07 #182664

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Attendo anch'io racconto e foto


Ringraziano per il messaggio: sandropisa

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 14:31 #182756

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Il racconto:

Nell’estate del 2008, vengo a sapere che un mio conoscente, Filippo, ha intenzione in gennaio di andare al suo 5° elefante. A me quella destinazione, che mi sembrava irraggiungibile, è sempre interessata, così comincio a rompergli le palle perché mi accetti come compagno di viaggio. “Vieni pure, mi dice, io vado col mio gruppo di amici, andiamo in tenda e ci dividiamo le cose da portare. Però, come prima volta, accetta il mio consiglio e vai in albergo in qualche paesino lì vicino; già arrivare, magari in un colpo solo, può essere veramente dura. A chi ti dirà che senza tenda non è vero elefante, ecc., digli di provare prima di parlare”.
Mi informo un po’, mi consigliano un noto albergo a Thurmansbang, dove prenoto subito le due notti del venerdì e sabato.
All’epoca, avevo un’altra moto. La sfiga è però in agguato, e pochi giorni prima problemi familiari mi obbligano a rinunciare. E sarà così per altri 4 anni, ogni volta qualche motivo, a volte piacevole, altre meno, mi costringono a rimandare all’anno dopo. Qualcuno comincia a prendermi per il culo (“allora, quest’anno, si va all’elefante??”).

Nell’ottobre 2013 (l’anno scorso) inizio un lavoro presso una azienda dove lavora il mio amico Paolo, guzzista con 3 moto, un California, un Centauro (!) ed un piccolo enduro. Gli dico: andiamo quest’anno all’elefante?
Risposta immediata: “te sei fuori di testa. E poi, delle moto che ho, nessuna è adatta, una è troppo pesante, una troppo rigida, l’altra va troppo piano e si rompe a metà strada”.
Dopo 2 mesi: “sai, ho trovato un vecchio DR600 a poco, se lo compro potremmo andare all’elefante” .

Cominciamo a preparare moto ed accessori vari, ma non abbiamo tempo libero a causa dei vari impegni e due giorni prima dell’ipotetica partenza, la ruota dietro del California di Paolo è ancora nel bagagliaio della sua macchina, e non è ancora riuscito a passare dal gommista per farla cambiare, ed io non sono messo meglio. Ci guardiamo in faccia e decidiamo di rimandare al 2015.
Con un anno di tempo a disposizione, io ho infatti finito di preparare quello che volevo fare sul Griso a mezzanotte del giovedì (partenza venerdì  ).

Il giorno prima della partenza, sento Filippo, che quest’anno è al suo 7° elefante (ne ha saltato qualcuno, poi il morbo ha avuto una ricaduta), ed al solito, va in tenda con il suo gruppo. Ci accordiamo per andare a mangiare da loro, prometto di portare un salame ed una bottiglia di grappa. Mi dice: noi partiamo presto per cercare di evitare la neve sul Brennero, il peggio è previsto per le 10 di venerdì mattina. Io e Paolo dovremmo trovarci a Desenzano alle 8 (lui viene da ovest di Milano).
Poi, siccome le cose non possono andare lisce, la notte la bimba sta male, ed aspetto a partire finché non sono sicuro che la situazione sia stabile. Mia moglie insiste perché io parta, e mi dice di non preoccuparmi (sa da quanto lo aspetto). Con Paolo ci incontriamo a Desenzano alle 13, la neve sul Brennero è sicuramente evitata. La bottiglia di grappa nel bagaglio non c’è proprio stata, c’è solo il salame. La notte avrò dormito 3 ore.
Va detto che, almeno a mio avviso, una parte bella di questa avventura sono tutti i preliminari, la preparazione della moto; pensare, procurare o inventarsi tutte le piccole cazzate che si ritiene potranno essere utili – e magari non verranno usate.
Niente di strano, eh: se si compra un GS ed una coppia di catene che, per quella moto, si trovano facilmente, si ha già tutto quello che io ho pensato di mettere sul Griso.
Ma far le cose di testa propria, anche se vengono peggio, ha un suo gusto.

Nel mio caso, ritenevo “assolutamente” da fare:
- Gomme tassellate:
- Qualcosa di sostitutivo alle catene (che sul Griso non ci stanno, c’è troppo poco spazio tra ruota e CARC):
- Faretti anteriori (mi immaginavo di arrivare al buio nelle lande della foresta bavarese):
- Un qualche tipo di navigatore. Da casa mia sono 700 km, e volevo fare un tiro solo; non avevo tempo per sbagliar strada. Monto un supporto per fissare il blackberry sul manubrio, e nel casco ho un fantastico e sottilissimo interfono bluetooth (SMH3) che funziona benissimo (davvero!) e non ha nessuna parte esterna che rovini l’estetica dell’Arai.
- Maglia e guanti riscaldati di nota azienda nel varesotto (l’idea di mettere le moffole sul Griso non mi va), e quindi relativa presa per attaccarli:

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Se qualcuno pensa che tutti questi aggeggi siano troppo da fighetti ed un po’ in contraddizione con lo spirito biker, gli do ragione. Ma io avevo solo 3 giorni a disposizione, erano 6 anni che aspettavo e volevo arrivare ad ogni costo, senza rischiare di perdermi o fermarmi per un motivo che non riuscivo neanche ad immaginare.
Dunque alle 13 partiamo da Desenzano, il pranzo si salta. Ci fermiamo solo a far benzina prima di Bolzano (dove il benzinaio burlone mi dice “attenzione che sul Brennero c’è l’obbligo di catene”), il Brennero è pulito e ci fermiamo in uno strano posto (ex dogana?) appena in Austria a prendere le vignette.
Poi Innsbruck, e il lungo e noioso pezzo verso Monaco.

Verso le 17 ci fermiamo a far benzina, manca un po’ a Monaco. Comincia ad imbrunire e a rinfrescarsi; io sarei dell’idea di trovare un posto per la notte, Paolo punta ad arrivare almeno in Germania.
Usciti dalla cassa dell’autogrill, un rumoraccio di Harley (ma a me le Harley piacciono) mi fa voltare. Vado a parlare col tipo, l’è toscano. Ha un vecchio RoadKing su cui ha adattato una coperta della Tucano fissandola sopra il paragambe (mio cugino lo chiama “paravacche”) ed in cui ha ricavato con precisione il foro per far uscire il contakm, che sull’Harley è sul serbatoio. Tutto il resto della moto e della parte inferiore del suo corpo sono lì sotto, in una specie di serra dove, secondo me, ci saranno 40°C. Infatti il tipo, casco jet e seduto più in basso del mio ginocchio, è rilassatissimo: “noi adesso si va avanti un pochino, poi si esce dall’autostrada e si va per paesini. Quando siam stanchi ci si ferma. Si arriva oggi, si arriva domani, va sempre bene.”
La chiacchierata con questo tipo mi mette di buonumore, e comincio a pensare che l’idea di tirar dritto ed arrivare a Thurmansbang di notte potrebbe essere buona. Le strade sono pulite ed asciutte, il freddo è sopportabile, è tutta autostrada.

Fino a Monaco, basta andar dritti. Poi accendo il navigatore e ripartiamo, ma sbaglio qualcosa e non si sente l’audio nelle cuffie, per cui devo interpretare le freccine sullo schermo del cellulare, che, al buio e con i fari delle macchine, non si vede una mazza.
Quando siamo sull’anello autostradale attorno a Monaco è già buio, e nella luce del faro comincio a vedere dei piccoli cosini bianchi. Comincia a nevicare, anche abbastanza. La strada è ancora pulita, è molto “salata”. Rallentiamo, ci teniamo sulla destra; è il momento per accendere i faretti! Paolo, che è davanti, accosta, con un buco nella retina: “o vai davanti tu o li spegni”. Vado davanti.
Non c’è posto da fermarsi, e continua a nevicare. Arriviamo fino sull’autostrada per Deggendorf, 2 corsie senza piazzuole e senza autogrill. Nevica sempre, non possiamo fare 150 km così. All’uscita per la prima città usciamo, qualche km e siamo a Freising. Per terra si sta fermando la neve. Fermo ad un semaforo, chiedo ad un passante per un albergo: “cheap or expensive?” “doesn’t matter”, vedo già il miraggio di una doccia ed una birra.
La scelta dell’albergo è stata buona

IMG_20150130_203748-r.jpg


La notte, ogni tanto, quando mi sveglio un attimo, nella luce del lampione vedo fiocchi di neve. Mmmhhh…
Ma la mattina c’è il sole, la strada è pulita, l’umore è alle stelle. Autostrada tedesca, se io avessi avuto le gomme “estive” e Paolo fosse col Centauro saremmo arrivati a Deggendorf in mezz’ora.
Filippo ci dice che loro (che hanno dormito nella buca in tenda) smontano a mezzogiorno e partono per tornare, vogliono fermarsi il sabato sera a Rosenheim. Forse facciamo in tempo ad incrociarli.

Dopo Deggendorf, si percorre per un tratto la E56, che si lascia a Eging. Da lì iniziano circa 15 Km di saliscendi in mezzo alle colline, bellissimi e, presumo, impossibili se nevica.
Quando arriviamo a Thurmansbang è l’una, sicuramente Filippo non lo becchiamo più. Andiamo in albergo a scaricare il bagaglio, sento uno che mi chiama: è lui, che è partito dalla buca, e si è fermato lì a mangiare! Come incontrarsi per caso a 700 Km da casa. E’ chiaro che il salame resterà nella borsa.

Da lì alla buca sono 7 Km di stradine. A Solla si prende una stradina chiusa al traffico che costeggia la buca, circa 2 km, sul bordo della quale parcheggiano tutti quelli che non intendono scendere con la moto (noi compresi). All’ingresso della stradina un controllore mi domanda “Fireworks?”. Sorrido e scuoto la testa, ride anche lui: “Dynamite?”. No, non ho nemmeno quella – mi lascia passare.
Poi c’è il famoso striscione, e sotto si paga per l’ingresso

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Appena cominciamo a scendere nella buca, ci appare chiaro che la strada per diventare veri elefanti è ancora lunga:

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La discesa è veramente scivolosa, ricoperta da un duro e spesso strato di neve ghiacciata, ed i miei stivali da moto non sono il massimo per stare in piedi. Dopo il secondo o terzo brigolo per terra (a piedi!), intanto che penso che sia impossibile scenderci con la moto, vedo un tizio che, su una moto da cross con le catene, sale a velocità notevole, scodando continuamente, e trainando (con una corda legata dietro) un sidecar spento!
Sarà anche (sicuramente) ubriaco, ma una certa quantità di manico non gli manca di sicuro.

Alla vista della scena, Paolo si pronuncia:” voglio provare a scendere anch’io con la moto!”. Solo la quarta culata mi impedisce di tirargli un ceffone per farlo rinsavire.

Proseguiamo a scendere. Il tizio di prima, ora, scende velocissimo, trainando un bob con sopra un altro, che punta i piedi per non andargli addosso. Arrivati giù, devono risalire. Tutta la neve sparata dalla ruota dietro finisce in faccia a quello sul bob, che però sembra divertirsi. Poi volano, si rialzano…
Ultima modifica: 12/02/2015 14:37 Da age. Motivo: spazi

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 14:34 #182757

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Si scende ancora. Quest’anno il BVDM (l’organizzazione) aveva diramato un editto in cui si diceva che, nel tentativo di limitare gli eccessi a cui si era giunti, non sarebbero stati ammessi mezzi non omologati alla circolazione su strada (dunque, basta agli anfibi della 2° guerra) e materiale di varia pericolosità. Però, probabilmente, il concetto di “mezzo omologato a circolare su strada” è diverso qui:


DSCN0543-r.jpg


DSCN0544-r.jpg


Paolo mi dice: se scendi e risali con il Griso ed i ramponi sei l’eroe della giornata. Un po’ mi stuzzica l’idea, ma facciamo l’anno prossimo, và. Per auto-scusarmi, mi convinco che solo quelli con l’enduro provano a scendere; poi vedo questa Hayabusa, ed il tipo non è che l’ha portata lì solo quando è arrivato, ma continua ad andare e tornare, del tipo: vado a prendere il pane; accidenti, ho dimenticato le sigarette, devo andare ancora. Sale pianissimo borbottando a 900 giri (dove il Griso non sta neanche acceso), ma va, senza catene, e non scivola. Sa il cazzo.

DSCN0546-r.jpg


Nel fondo della buca si prende la birra, qualcosa da mangiare e vari gadget elefanteschi (le pelli d’orso, ecc.); rimanendo sul tradizionale, anche berriole, magliette, un elefantino per la bimba.

Qui, in moto, ci arriva solo chi riesce a stare in piedi. Ad esempio, due tipi nudi (col costume) sulla solita moto da cross, che riescono a salire e scendere con grande velocità, sono arrivati.

La sera, rientrati in albergo, è chiaro che manca qualcosa. Da una parte, così è stato “troppo” semplice. Il viaggio è molto duro, ma è soprattutto la tensione che possa succedere qualcosa a renderlo difficile. Se le cose vanno storte (es, si va avanti di sera, e comincia a nevicare forte, che c…o fai? Non ci sono piazzuole, non ci sono autogrill, e macchine e camion attorno mica si fermano) può rapidamente diventare grigia. Però, per una serie di coincidenze, è quasi filato tutto liscio, e non fare la notte nella buca toglie parte del significato. Poi mi è chiaro che anche le varie responsabilità (la famiglia, i figli, ecc) impediscono di immergersi completamente nell’atmosfera surreale del luogo; me ne accorgo d’istante quando, intanto che mangio la “cena dell’elefante” (si chiamava così il menu) e sto pensando alle cose da fare per il ritorno dell’indomani, irrompono nella sala da pranzo due allegri ragazzi veneti (che eran 10 minuti che stavano facendo un “burn-out sul ghiaccio” fuori nel parcheggio) vestiti con un gilet “artigianale” di pelo nero lungo 10 cm, un orso si sarebbe vergognato. Gli domando, ma dove c…o lo hai trovato? Ed uno mi dice, li abbiamo portati da casa, sono di pelo sintetico, e l’altro, ridendo, quasi gli rifila un ceffone e dice, ma che sintetico, questo è YAK!, e vanno al tavolo con gli altri.
Mi rendo conto che questo sarebbe lo spirito giusto; io, a prepararmi un gilet d’orso, non ci pensavo.
Quasi quasi l’anno prossimo si prova la tenda.

La domenica mattina partiamo per tornare, c’è ancora il sole. Le stradine in mezzo alle colline imbiancate attorno alla zona offrono un panorama impagabile – ed indimenticabile. Soli, con la moto, a 50 all’ora, la consapevolezza d’esserci riuscito, e vedere questo paradiso… bisogna provare.

Il rientro pare tranquillo. Fermo a far benzina dopo Monaco, chiacchiero con un tipo di Prato con un trike motorizzato Maggiolone, che guarda il Griso e mi dice: “a quanto si riesce a trovare una moto così? Eehhh? Quando arrivo a casa vedo se ne riesco a comprare uno!”. Se lo farà, lo si riconosce facile, non passava inosservato 

Ora, passato Monaco, dovrebbe essere una tirata fino a casa. Ma il cielo cambia aspetto, la coda di macchine e moto comincia a rallentare, ed in breve si capisce perché, nevica, ed anche forte. Ci fermiamo un attimo perché Paolo mette la tuta, aspettiamo per un quarto d’ora. Però non smette, anzi. Proviamo a ripartire. Ci sono tantissimi elefanti che stanno tornando, sulla corsia di destra. Gli automobilisti tedeschi sono di una disciplina esemplare, ci lasciano fare la nostra carovana e stanno ben distanti, dall’ultima moto alla prima macchina ci saranno 300 mt. Qui da noi, si infilerebbero tra l’una e l’altra per guadagnare 3 metri. Andiamo avanti a 50 all’ora così per un po’, sta cominciando a fermarsi per terra. Poi finisce, e ritorna pulito, questo è stato l’ultimo problema verso casa.

Nelle fermate per far benzina, si riconosce facilmente chi torna dall’elefante: sono tutti di un colore uniforme nero-grigio con striature di sale, ed impiegano un quarto d’ora per riuscire a liberarsi per bere un caffè.
Il telefono-navigatore si è spento definitivamente sotto la nevicata, diventando inutilizzabile per entrambe le funzioni. Il freddo non perdona; si risveglierà a Desenzano.
Navigatore estivo, ha commentato un mio amico.

Il lunedi, al rientro al lavoro, dico: se qualcuno va a prendere un po’ di pane, io ho portato un salame, facciamo merenda. Solo ad un collega che ha fatto l’elefante molti anni fa rivelo il vero metodo di stagionatura.
“Buono, strano, un po’ tenero, forse dovevi tenerlo in cantina ancora un po’”.
In effetti…
Ultima modifica: 12/02/2015 14:38 Da age. Motivo: spazi

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 18:26 #182766

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Complimenti per l'esperienza e per il racconto!
Ringraziano per il messaggio: age

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 18:54 #182769

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Adesso che hai fatto il primo Elefante potrai essere da guida per chi come me lo sogna soltanto (al momento).
Chissà che in futuro non riesca ad aggregarmi anch'io con voi.

Un saluto
Luca
Ringraziano per il messaggio: age

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 23:25 #182788

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quando saro' abbastanza ubriaco per pensare una cosa del genere mi piacerebbe avere il tuo spirito ed affrontarla con il tuo entusiasmo . ma il griso non lo rischiero' mai per un viaggio simile...magari con il tiger attrezzato...
Ultima modifica: 12/02/2015 23:25 Da ninomiao.
Ringraziano per il messaggio: age

Re: Griso off-road per l'elefante 12/02/2015 23:40 #182792

Tanta...troppa invidia...complimenti!!!
Nel dubbio...frenaaaaa!!!
[img]http://postimg.org/image/p4y51wqld/]
[/url]
:offtopic:
Ringraziano per il messaggio: age

Re: Griso off-road per l'elefante 13/02/2015 00:14 #182797

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Grazie Age
"Il Griso non è solo un bel motociclo...
nè semplicemente un raffinato assemblaggio di metalli...
ma è un vero e proprio motociclo artistico...
un'opera d'arte in sè."

....è bello pensare che dove finiscono le mie mani, debba in qualche modo cominciare un Griso.....
Ringraziano per il messaggio: age

Re: Griso off-road per l'elefante 13/02/2015 01:15 #182800

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