Moto Guzzi Griso

Purtroppo questo articolo non è uno scherzo!


--da motoblog Febbraio 2011

La crisi economica che sta martoriando il mercato delle due ruote mette a rischio migliaia di posti di lavoro. L’allarme è stato lanciato da Bruno Papignani della Fiom di Bologna e ripreso da Repubblica di Bologna: “Questione sottovalutata. Affrontare le crisi azienda per azienda è miopia istituzionale. Ci aspettiamo quel che chiediamo da mesi: che Regione e Confindustria e sindacato si trovino per capire come stanno le cose”.

L’elenco delle aziende in crisi o chiuse è preoccupante: Comex, Masiero (già chiusa), Verlicchi, Paioli (in liquidazione), Galvanotecnia (in liquidazione), Rcm, Moto Morini (in fallimento e all’asta dal 13 aprile prossimo), Marzocchi e Malaguti. Quest’ultima - tuona il segretario Fiom - “se non trova entro l’anno un acquirente va verso la chiusura dello stabilimento da 180 occupati senza parlare della strage che ci sarebbe nell’indotto, anche a Imola”. Il settore del motociclo sta vivendo una fortissima crisi che probabilmente nel 2011 segnerà il suo minimo storico.

La Ducati, aggiunge Papignani “sta dicendo ai suoi fornitori che, siccome apre uno stabilimento in Thailandia, chi vuole lavorare per lei deve produrre componenti in Thailandia”, e alcuni rumors parlano di una riduzione della produzione del 38% nello stabilimento di Borgo Panigale. A rischio ci sarebbemo 5-6mila posti di lavoro, ovvero la metà dei dipendenti del settore. “Nessuno ci ascolta: vanno benissimo gli ammortizzatori in deroga, ma se quando finiscono non c’è più l’attività, che facciamo? Qui rischiamo di perdere un casino di occupati, ed è una questione sottovalutata”. sottolinea il segretario Fiom.

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la vera crisi sig!

ci sono tante cose che mi fanno pensare...ma che la Ducati vada in Thilandia e pretenda che tutti i fornitori vadino in zona...e nella fabbrica riduzione della produzione.....che stronzzzzzz.......

e la Morini dopo la Guzzi è la marca di moto che mi piaceva di più....adesso faranno un asta 8 aprile se la prenderà un fondo o un finanziere prezzolato.... marchio e macchinari, fabbrica in Ungheria, farà disegnare tre o quattro modelli da designer famosi, motori honda e via per i mercati europei....finchè la comprano i francesi ok ma quando la compreranno gli italiani ????? maledetti malati di esterofilia......

per la Morini il compratore c'era

acquistava sedi e macchinari assicurava un certo numero di posti di lavoro non tutti

certamente sfruttava gli aiuti di stato

ma siccome era il fratello qualcuno ha detto no

è un vero peccato per la Morini e per tutti gli altri, i grandi marchi italiani si stanno spostando dove
il costo del lavoro è minore, con l'unico risultato che i prodotti avranno solo una scritta "made in italy"
ma di italiano non avranno più niente, d'altra parte anche i jap da tempo stanno producendo altrove,
per ridurre i costi, colpa della globalizzazione? e i nostri tecnici, i nostri meccanici, rimarranno senza
lavoro e la loro professionalità va a finire nel cesso...una grande tristezza

In pratica Ducati sta chiedendo ai suoi fornitori di non produrre più in Cina o India e di spostarsi in Thailandia? Ah beh, allora...

e visto che ci sono meno moto in circolazione le compagnie di assicurazione aumentano i premi per poter incassare sempre gli stessi importi (anzi di più)

così sembrerà che non ci sia la crisi .... gli utili delle assicurazioni sono sempre molto alti quindi il mercato delle moto va a gonfie vele

ho dato una mano al comparto ieri sera sono stato a MIlano al Majestic (noto topodromo!!!!) a fare l'aperitivo con il cinghialotto e poi ho fatto un bel tour per il centro di Milano, tutti si fermavano a guardare il cinghialotto, se aumentano le vendite del Griso..... ragazzi non me ne volgiate ma sappiate di chi è la responsabilità!!!!!!

non la responsabilità ma il MERITOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

il fratello di "qualcuno" che voleva acquistare la Morini aveva intenzione di specularci non poco portando la produzione in cina e, piuttosto di vederla con la casacca "gialla", meglio la chiusura!!!
(Ex Morinista e "talebano" convinto per le moto Italiane)

concordo sempre meglio la chiusura e tutti a casa.....................................................................

non ho mai detto che non era una operazione a scopo di lucro

pero leggere l'ultima lettera del direttore su euromoto

anche al super

Il direttore di Euromoto ha purtroppo "politicizzato" la rivista a suo gusto e piacimento facendo perdere un numero enorme di lettori.
Te lo dico perchè io ero affezzionatissimo a questa rivista quando parlava in maniera egregia solo ed esclusivamente di MOTO E MOTORI.
L'ultimo numero che ho acquistato apriva l'editoriale parlando di tutt'altro che di comparto moro; pensa che era tutto improntato sui magistrati e sulle loro indagini rivolte verso "L'innominabile" e, il precedente, sparlava a vanvera contro i sindacati e contro gli operai che non si "piegavano" alle richieste (ricatti) degli imprenditori.
Non ti dico quante lettere di lettori gli sono arrivate e quanti hanno deciso di non acquistare più tale rivista!
Stranamente, il direttore, non ha mai parlato della GARELLI che è stata comprata e traslocata in Cina dal Signor P.B. (lo stesso che voleva prendere Morini) portando alla chiusura definitiva gli stabilimenti in Italia di questo storico marchio che a metà anni ottanta era la regina nel motomondiale classe 125.

Saluti

ciao ragazzi

solo un'annotazione a titolo "preventivo"

Manteniamo questo argomento entro i binari del motociclismo e facciamo in modo che non deragli in politica

Infatti.....
nessuno parla di politica ma di come stanno andando le cose in Italia nel comparto motociclistico.

Purtroppo questa è la realtà di molte aziende non solo delle due ruote, ora per Garelli c'è il fratello del Premier, per la Ducati si sa che il management è vicino al Centro-sx eppure va in Thilandia per la Verlicchi idem....non è un discorso di "fazione" politica ma di politica economica.
Chi vuole continuare a produrre in scala va verso i mercati emergenti ancora non saturi come quelli occidentali e naturalmente per avere un prodotto vendibile devono abbassare i costi ed in Italia il problema dei costi principalmente sono tre: salari, fisco e strutture di sistema (autostrade, promozione, stato, controllo qualità, certificazione, sindacati etc..)
Questo purtroppo è inevitabile, dove giocare la differenza? Nell'identificazione del prodotto MADE IN ITALY come prodotto di eccellenza qualitativo e innovativo.
A mio avviso queste grandi aziende se vogliono giocare su più mercati e mantenere il MADE IN ITALY devono produrre prodotti diversificati: esempio il motorino indiano per l'iindia e la cina e mantenere la produzioni di alta gamma in Italia (questa ad esempio a grandi linee è la strategia del gruppo Piaggio). Mantenere in Italia la testa e i centri di controllo e mandare la produzioni di prodotti di livello LOW all'estero.
LA cosa invece che trovo disdicevole (anzi mi fa incazzare) è che con il marchio Italiano di un prodotto con una certa storia e qualità si produca in Cina dove non sarà mai venduto e sarà collocato nel mercato Italiano a prezzi di prodotto costruito in Italia (es. Garelli o Morini in futuro).

Vi faccio un esempio INTIMISSIMI nelle mutande si è inventato un marchio, disegna in Italia e produce nei paesi emergenti con standard medio-alti vende il prodotto senza nessuna velleità da MADE IN ITALY a prezzi convenienti e con una buona politica di retail e marketing, sfrutta il mercato occidentale ma non nasconde a nessuno che la mutanda è Thailandese ma del resto è un bene con scarsa innovazione tecnologica e la qualità è derivata da materia prime e cuciture (quindi a basso impatto produttivo-qualitativo) quindi non credo sia questo il caso da criticare.

Altro esempio Ducati produrrà la Monster o oltro mezzo in Thailandia nel 2015 (???) per quale mercato? Se per il mercato emergente ok con una componentiscitca adeguata al prezzo di collocazione del prodotto, il problema è se mi vende lo stesso mezzo in Italia millantando una qualità ed una produzione che non è...., diverso se produrra' con altro marchio modelli di medio livello per il mercato emergente.
Parliamoci chiaro il mondo delle due ruote MOTO è un prodotto di lusso non può essere trattato come un altro prodtto industriale di largo consumo (esempio Scooter). A mio avviso in Italia deve rimanere il controllo, il design, l'ingegneria e la produzione qualificata il resto lo perderemo come molti posti di lavoro...il modello deve essere quello della Germania. Del resto stiamo perdendo anche popolazione attiva (a parte le ondate migratorie che sconvolgono ogni pianificazione economica) e l'operaio medio Italiano del futuro sarà un super tecnico altamente qualificato, dovrà guadagnare adeguatamente e dovrà continuare ad essere un benestante rispetto agli operai dei paesi emergenti.

Scusate la divagazione questo è il mio lavoro (controllo e analisi dei costi) quando non cazzeggio.....