Quest'estate ho letto Roberto Parodi che devo dire ispira molta simpatia, non credevo.
Ho letto la collana di Scheggia:
Da Milano al Sahara, tre amici in sella a tre Harley, tra avventure, ricordi, scoperte e un mistero.
Una celebrazione dell’amicizia e della libertà su due ruote in una indimenticabile avventura “on-the-Road”.
Un padre che ha lasciato le certezze di un’esistenza sui binari, e anche gli affetti, per inseguire il sogno di una vita diversa. Un figlio adolescente chiuso nel suo mondo. Salgono insieme su una moto per affrontare un problema che si trova – forse – dall’altra parte del globo. Lui, il ragazzo, vuole fare qualcosa di concreto, per la prima volta: lui, il padre, vuole ricostruire il rapporto con quel figlio sfuggente. Guidano per diecimila chilometri su una vecchia Harley che conosce le strade del mondo, attraversano un confine dopo l’altro, un paesaggio dopo l’altro, un popolo dopo l’altro – dall’Italia all’India, passando per la Turchia, l’Iran e il Pakistan. E chilometro dopo chilometro si parlano, si incontrano, si avvicinano, imparano di nuovo a volersi bene.
Dopo Scheggia, accolto da un pieno successo di pubblico e di critica, Roberto Parodi torna “sulla strada”, con un nuovo romanzo che unisce il fascino del viaggio verso Oriente all’avventura dei sentimenti.
“Quando la tua vita sembra bloccata. Quando gli errori del passato sembrano ormai insormontabili. Quando ti ritrovi da solo…”
Scheggia è in crisi. È dalla parte sbagliata dei quarant’anni, ha avuto qualche successo come scrittore, ha diversi progetti, tutti un po’ in aria, ma non è riuscito a recuperare il rapporto con la moglie, e suo figlio Roy ormai va per la sua strada. Si sente in un vicolo cieco, e ogni tanto anche il corpo gli lancia messaggi preoccupanti. Non ha mai fatto davvero i conti con se stesso e sente che il momento è arrivato. Il luogo dove farli, però, non può essere la sua città, ma dev’essere ancora una volta la strada, anzi le strade, quelle dell’Africa, in sella alla sua moto. Questa volta Scheggia è da solo, diretto nel Mali, con il vago obiettivo di presenziare al mitico evento musicale del Festival au désert. In realtà quello che sta cercando è una risposta alla sua inquietudine, alla sensazione di fallimento e al bisogno di sentirsi ancora vivo. Quello che gli capiterà durante il viaggio – tra incontri eccezionali, avventure e disavventure, incidenti e rapimenti, chilometri e chilometri – lo cambierà per sempre: la strada, a suo modo, gli risponderà, e Scheggia, forse per la prima volta, non scapperà più.
ed anche i libri autobiografici:
I viaggi per noi sono il sale della vita ma devo dire che maneggiare questo libro croccante e fresco di stampa, mi ha dato la stessa sensazione di quando si raggiunge una meta difficile che è costata fatica e chilometri, un po’ come il primo Elefantentreffen o la prima oasi.
Vi chiederete di che accidenti di libro si tratta: beh ragazzi, dovrete giudicarlo voi.
Dentro c’è gran parte della mia vita, per lo meno quella che si può vedere attraverso le due ruote: il primo motorino, la prima piccola Harley-Davidson (la SST 125), la prima ragazza che si scotta il polpaccio sulla marmitta.
E poi gli anni che passano insieme alla strada sotto le ruote, la scoperta di un mondo affascinante ma da maneggiare con cura, dove gli uomini proiettano i propri sogni e spesso la loro immagine più vera e forse quella quella più vulnerabile e più sofferta.
Un mondo dal fascino immediato, che ci fa discutere, incazzare e da cui non si resta mai indifferenti.
Ogni episodio è un pretesto per approfondire argomenti come i gruppi MC e gli Hells Angels, Carlo Talamo e la HOG, i panzoni con l’Electra, i motociclisti da bar e chi se la tira da veterano. Le back patch, i raduni, i lunghi viaggi, il difficile equilibrio tra gli uomini, le grandi amicizie, i vecchi meccanici scorbutici e insostituibili e i mille stratagemmi per conciliare lavoro, famiglia e moto.
C’è la pazienza e l’affetto di chi mi ha sempre voluto bene, la magia delle nuove amicizie e il piacere di ritrovare persone dopo anni.
Quello che posso dirvi è che si tratta di un libro sull’amore: un sentimento strano e particolare ben conosciuto a chi come noi, sente di avere in fondo cuore, due inarrestabili cilindri a V.
Ci sono molti modi di vivere la moto, tanti quanti sono i modi di vivere la propria vita, e ci sono tantissimi tipi di moto che ci consentono di essere noi stessi al 100%. La cosa più bella del mondo è condividere le proprie convinzioni con qualcuno a cui si vuole bene, e la moto può essere un mezzo perfetto per farlo, perché, in definitiva, è un modo molto piacevole per imparare a crescere. In questo l'autore cercherà di raccontarvi alcune grandi lezioni che ha imparato vivendo appassionatamente la moto: l'umiltà, l'amicizia, la fiducia nel prossimo, la diligenza, l'attenzione, ma anche l'ottimismo, la tenacia, il coraggio, e soprattutto la consapevolezza che se si è davvero dato il massimo, alla fine una soluzione si troverà, qualsiasi sia il problema.
Alla lunga si ripete abbastanza, secondo me avrebbe bisogno un po' di nuova linfa, però i romanzi sono scivolati molto velocemente.
Dal mio punto di vista:
- il più bello è "Il cuore a due cilindri"
- il meno bello è "La moto spiegata a mio figlio".