terzo assaggio
XXII.
Nel sogno rivediamo il nostro cammino nella valle di Jezreel, maestro. Cosa è stato reale e cosa è stato un sogno? Nella notte non distinguo ciò che è e ciò che non è, maestro, quello che è stato e quello che non è stato. Nel vuoto è l'utilità del vaso, Jordi. Nel vuoto l'utilità della porta e della casa. E nella mancanza la pienezza del ricordo. La completezza è nell'equilibrio del vuoto e del pieno.
Troppo s'è accumulato a riempire tutti i vuoti e si è persa l'utilità delle cose. All'essere è necessario contrapporre un a-essere, alla terra una non-terra piena di significato.
È quando termina il significante che il senso si manifesta, alla fine. La parola è un confine, Jordi, la parola. La parola. E il confine della parola delimita un non continente di così forti corrispondenze. Lì abbiamo seminato i nostri passi.
Il nostro viaggio, Jordi, è stato sul margine dell'ellissi, tra voragini traboccanti di vite disperse e ci ha condotto in questa valle. Venezia, Sarajevo. Ricordi la strada che tira dritta fino al centro tra due linee di fuoco? E poi, poi il semplice toccarsi di due vuoti sul Bosforo. E ancora un vuoto, Jordi, è questa valle, la forma nelle colline e l'utilità nell'assenza.
Perché i nostri passi hanno seguito le assenze. E nelle assenze si sono nutriti di memoria.